Vorrei condividere con i lettori del forum questa pagina di Paolo Barillà sulle (S)COMPOSIZIONI
"Alcuni anni fa, dopo cinque lustri di ricerca pittorica, mi sono trovato come sulla riga di un traguardo e anziché essere felice per averlo raggiunto mi sentivo insoddisfatto e allarmato. L’obiettivo dell’astrazione, che avevo creduto fonte di benessere che mi avrebbe guarito da tutti i disagi psichici, era diventato anch’esso un malessere, come tutte le mete conquistate e, guardando indietro, mi resi conto che il vero piacere lo avevo provato durante un percorso, in tutti gli anni di ricerca che avevo trascorso nello studio. Sparite le tensioni, immobilizzata l’azione, mi sentii come un fotofinish, con un lungo passato scrutabile e nessun futuro da immaginare. Fu allora che concepii la teoria delle (S)COMPOSIZIONI:
“Le prigioni dalle quali è più difficile evadere sono dentro di noi. Se impareremo a costruirle e scomporle, gioiendo nell’esecuzione
dei progetti, saremo finalmente liberi. Il rischio è, essenzialmente, fermarsi nell’azione compiuta”.
Mi ero regalato diversi anni di corsa e ripresi a lavorare con più entusiasmo di prima. Cominciai a elaborare demolizioni delle composizioni astratte, esplosioni quasi geometriche del mio lungo progetto di evasione dall’immagine reale.
Mi accorsi che, gradualmente, cambiava anche il mio senso del colore, e ciò che prima mi appariva stridente e incompatibile si rivelò del tutto adeguato alle mie necessità pittoriche. Imparai ad amare il verde smeraldo chiaro, quasi metallico, che oggi mi piace abbinare al giallo limone e al celeste turchese, in accostamenti difficilissimi coi quali bisogna stare attenti perché, sbagliando le proporzioni, si rischia di ferire l’occhio; mentre con maggiore tranquillità utilizzo il cinabro verde insieme al rosso di cadmio di varie gradazioni e all’arancio, al violetto di manganese e al blu di cobalto.
Mi resi conto che i miei colori si allontanavano da quelli naturali che, fino ad allora, mi avevano affascinato e che avevo riproposto in articolazioni che sfuggivano la realtà solo dal punto di vista formale.
Macinavo l’idea di svincolarmi dai colori naturali e osservavo, sempre più interessato, le insegne pubblicitarie, i neon fluorescenti, i colori metallici e trasparenti; ma anche mi ritrovavo spesso a commuovermi, come sempre, davanti alla campagna inzuppata di pioggia, ai campi arati, ai boschi scheletriti d’inverno, al mare nudo che mostra i fondali e inventa riflessi.
Poi accadde qualcosa di determinante, un’intuizione che sconvolse la mia nuova ricerca e la scaraventò verso uno spazio infinito.
Fu una noiosa sera davanti alla televisione, guardavo un film che narrava di unvolo internazionale: l’equipaggio era stato ucciso da un fulmine e i trecento passeggeri, in balia del pilota automatico, erano destinati a morire ma continuavano a darsi da fare per trovare una soluzione. Nel momento più drammatico ecco gli spot pubblicitari a ricordarti che quella è solo finzione, mentre la realtà prevede una visita al supermercato. Come sempre manipolai il telecomando e caddi su un canale dove un altro film narrava la storia di un pilota rimasto disoccupato a causa di un incidente del quale non aveva colpa. Guarda un po’, mi dissi, in quel film hanno un disperato bisogno di un pilota ed in questo ce n’è uno senza lavoro. Ad un tratto mi appassionai alle due storie e immaginai che, come è possibile nel mio computer, avrei potuto far interagire i due programmi, per trasferire il pilota sull’aereo alla deriva e salvare i passeggeri di quel volo.
Ma la televisione è ancora uno strumento primitivo e a nulla valsero i miei tentativi. Ci pensai per tutta la notte e la mattina successiva percorsi un viadotto dal quale ammirai la campagna circostante con tutti i suoi campi arati e le coltivazioni, sentendo il solito, misterioso nodo alla gola e così, giunto allo studio, capii cosa dovevo fare: misi il marrone della terra insieme al rosso fluorescente, il blu del mare insieme al verde metallico, i fili d’erba insieme a un arancio brillantissimo e innaturale. Potevo farli stare insieme, integrarsi, completarsi, potevo far interagire, sulla stessa superficie, due mondi pittorici totalmente estranei, quello dai colori naturali e l’altro dai colori artificiali.
Questi due territori, che convivono nella realtà oggettiva, sono spesso, nel mondo pittorico, espressi in mappe separate. L’obiettivo è di farle interagire nelle mie (S)COMPOSIZIONI per realizzare una pittura moderna e al tempo stesso mèmore della natura, senza scadere nella banalità della descrizione ma anche aggirando l’asetticità geometrica, male oscuro dell’astrazione.
I miei lettori potranno solo immaginare la gioia che mi assalì, la carica che oggi mi spinge verso tutte le possibilità offertemi dalla scoperta, tutti gli anni futuri di esperimenti e anche di fallimenti, di prove e di ricerche di nuovi pigmenti, di bombolette spray, di vernici per automobili, di tecniche per ottenere la trasparenza insieme alla macchia di un tramonto, al riflesso di una luce, alla poesia della vegetazione in una poesia più vera e, forse, più grande."
Gazie Paolo, sei grande!
Gabriella
Grazie Gabri, sei grande anche tu.
[Modificato da basettun 08/02/2010 21:48]