00 24/08/2009 15:54
Il valore di un sorriso...


Carissimi amici del club fantasy di Basettun, vorrei condividere con voi qualche mia riflessione sul racconto “ Un sorriso”.
Questo racconto che mi è stato regalato qualche anno fa, è parte integrante della raccolta “Buon compleanno” di Paolo.
Nel rileggerlo, mi sono commossa come o forse più di allora. La prima impressione che ne ho ricevuto è stata quella di leggere un racconto “senza età”; mi spiego: vi siete mai chiesti quanti individui (giovani, adulti, anziani…) “passeggiano” nel quotidiano sul “viale del tramonto” in una ipotetica giornata di “venerdì santo” in compagnia della tristezza, della noia, della solitudine o della sofferenza? Sono stati d’animo che non hanno età.
Quanti riescono ad esternare, per iscritto, i propri conflitti, le proprie delusioni, i propri drammi e le proprie angosce?
E’ difficile raccontare il proprio vissuto, a volte mancano la capacità di espressione e la peculiare competenza dello scrittore.
Nel momento in cui leggi “Un sorriso” accade una cosa straordinaria, si effettua una RIVISITAZIONE del proprio mondo interiore. Ti rivedi nel protagonista del racconto a prescindere dall’età, RIVIVI le sue stesse emozioni, percepisci il suo malessere eguagliandolo al tuo.
Ogni individuo è propenso a vivere innamoramenti estemporanei; a volte basta un sorriso, anche di uno sconosciuto, per mettere in moto la nostra fantasia e farci vivere sogni felici.
Questo concetto è ampiamente descritto da Paolo nella sua opera autobiografica “L’aranceto” di cui vorrei citare qualche verso a me particolarmente caro: “ Quando sono innamorato mi commuovo pensando a me stesso, alla mia vulnerabilità, al mio essere così piccolo ed indifeso in presenza di sensazioni che finiscono per essere uguali a se stesse, già provate e superate ma ogni volta nuove ed apparentemente inguaribili. Ed è questa debolezza, questa predisposizione alla dolce malattia che mi commuove, che mi fa credere che la corazza di guerriero che ho adottato per proteggermi non sia saldata per sempre su di me e che possa vestirla, di quando in quando, per sentirmi innocente come un bambino…”.
“Un sorriso” diventa così un racconto che non consola, non alleggerisce la nostra falsa coscienza, ma, al contrario, riflette, come uno specchio, la nostra immagine più vera.

[SM=g7350] Gabri.