00 25/01/2010 16:54
Un bacio.
La lettura di questo racconto non può avvenire in modo veloce e superficiale perché si rischia di giudicarlo triste se non addirittura patetico e può indurre il lettore a vedere, in lui e in lei, una certa rassegnazione nei confronti dell’amore, come se non ci fosse altro modo per sostenere il peso della vecchiaia imminente. Tutto è considerato dal punto di vista dell’io cosciente, per cui anche l’unico interlocutore del protagonista, Rita, appare lungo tutto il racconto come una proiezione dei suoi pensieri. Non a caso le sole parole pronunciate dalla donna sono quelle in chiusa, quasi un monosillabo a sottolineare che l’unica voce esistente è quella dell’autore-attore.
Nella sua lucida autoanalisi, continuamente ossessionato dal binomio eros-thanatos, il protagonista scopre ad una certa età il crollo delle sue illusioni di uomo laico, consapevole che non vuole e non può ricostruirsi un conforto trascendente; e si rifugia, con umiltà e coraggio, nella quotidianità dei suoi gesti e dell’affetto per Rita.

Un bacio.

Gabri

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