Quasi al termine della mostra delle opere di Paolo, mi è stato possibile visitarla ed apprezzare la sua arte. Non posso, a questo punto, non dedicare alla stessa alcuni miei pensieri e riflessioni.
Paolo ci propone, nella sua retrospettiva, una fase ben delimitata del suo cammino creativo (2004 – 2006), caratterizzata dalla ricerca di un segno pittorico originale e avulso da ogni facile schema. La sua pittura esplora infatti strumenti e tecniche dissimili e variegati, spesso presenti contemporaneamente in una data opera come ad impedire una lettura troppo facile e frettolosa. Questi quadri sono contraddistinti dalla presenza di vaste zone di colore, che si frangono in forme geometriche ora spigolose e cristalline, ora più morbide e suadenti; ma pur con esiti e messaggi differenti, tutte testimoniano l’arte e l’amore del loro autore per la sua terra e per i suoi colori, i rossi, i gialli, i verdi di colline, pianure e montagne, i blu e gli azzurri delle acque e dei cieli della Calabria. Il colore riveste sempre il ruolo di leone nelle opere di Paolo, sia in quelle di dimensioni limitate che in quelle di più vasto respiro. Talvolta questi colori si accostano in modo sereno in toni tra loro vicini, altre volte invece essi vengono posti in contrasto stridente gli uni con gli altri, ma sempre in modo originale e non scontato. Il paesaggio, distrutto e ricomposto in segmenti apparentemente illogici come in un sogno, resta il padrone della scena nella pittura del nostro amico artista, che rifiuta in maniera decisa e consapevole i facili e scontati schemi figurativi. L’immagine diventa un mosaico le cui tessere sono esperienze di vita a contatto con il paesaggio, con la sua luce, con le sue mille gamme cromatiche. È quasi un invito a ripensare il colore, l’arte, se stessi, che non trova mai fine e propone in continuazione nuove soluzioni per il visitatore.
Nel corso della mia visita alla mostra, ho effettuato alcuni scatti fotografici che intendo qui riproporre.
Gabriella